Come essere educati anche con un telefono in mano

Come essere educati anche con un telefono in mano

Ecco, questo è un argomento complicato. Complicato perché incredibilmente articolato e con varie casistiche. Lo tratto per due motivi, anzi tre: mi è stato suggerito, ho letto un articolo su un tema vicino che mi ha ispirato e… è una delle cause di malcostume più frequenti. Maneggiare un telefonino, il nuovo dio telefono, al giorno d’oggi, non è meno indice di buona o cattiva educazione di quanto lo fosse una volta sputare il tabacco da masticare.

Affronteremo due aspetti: uno che riguarda il soggetto col telefono in mano, l’altro a proposito del come e quando sia “lecito” chiamare (vicino, in qualche modo, all’argomento netiquette) che, per inciso, è un’azione di disturbo verso il prossimo. O per lo meno un’invasione della sua bolla prossemica, seppur piccola, che interrompe ciò che di ignoto sta facendo un personaggio a distanza.

Livello di disponibilità al telefono alto

Quando si è sul lavoro e si riceve una telefonata di lavoro è ovvio che sia sacrosanto rispondere. Magari, se si è in un ambiente affollato di colleghi, è cortesia tenere un tono di suoneria basso o solo la vibrazione: sconsigliato (per evidenti ragioni di produttività) chattare via sms o whatsapp. Allo stesso modo, mentre ci si sta svagando, si passeggia o si porta a spasso il cane, o nei frequenti trasferimenti solitari in auto/mezzo pubblico, si ha la situazione ottimale per rispondere senza farsi problema alcuno: certo è che non a tutti interessa la nostra vita privata, o le azioni delle società che decidiamo di vendere sul mercato di Wall Street, per cui anche se siamo naturalmente portati a farlo non è necessario urlare tanto da farci sentire dall’interlocutore, distante alcuni chilometri, anche senza l’ausilio della rete telefonica.

Livello di disponibilità al telefono medio

Sono tutte le situazioni in cui ci si può permettere una breve risposta ma è apprezzabile ridurre la conversazione ad un “Ciao caro, che piacere sentirti: se non è urgente posso richiamarti fra enne minuti, che sono occupato?“. Ricordandosi poi ovviamente di farlo. Si interrompe così ciò che si sta facendo, si commette una tollerabile scortesia nei confronti dell’interlocutore fisicamente presente (che però magari ci sta raccontando di come coltiva le rape nell’orto urbano di cui si occupa) ma la si contiene in limitati periodi di tempo. La cosa diventa spiacevole se lo si fa ogni venti secondi per cinquanta volte di seguito, ma fortunatamente quasi tutti i cellulari rendono possibile anche l’opzione “silenzia” la chiamata, registrando chi è che ha provato a disturbare per rimediare quando possibile.

Livello di disponibilità al telefono basso

Quando si sta facendo una riunione, quando si sta passando del tempo veramente libero con amici, familiari, consorti, amanti. Quando la chiamata risulta evidentemente fuori luogo (ad esempio un cliente che decide alle 23.57 di aggiungere qualche dettaglio alla riunione fatta qualche ora prima). In tutti questi casi è preferibile non rispondere, per lo meno al fine di educare il prossimo ad atteggiamenti più consoni. E ammetto che su questo punto, come soggetto passivo, mi sto ancora applicando per razzolare come predico…

Livello di disponibilità azzerato

In tutte le altre circostanze. Soprattutto quando si è a cena fuori con una persona speciale oppure si è concentrati in quel che si sta facendo: è una forma di confine che si pone col mondo esterno, utile più a noi a mantenere le dovute priorità che effettivamente a ciò che stiamo facendo o alla persona con cui stiamo. Valgono comunque le scale di priorità che uno si pone, fatti salvi momenti particolari e luoghi specifici in cui il telefono deve essere sempre silenzioso o spento e mai e poi mai ci sogneremmo di rispondere, neanche fosse Gisele Bündchen che è sotto casa nostra e vorrebbe tanto portarci a fare un viaggio alla Mauritius con lei (non solo gli aerei in volo, ma anche le chiese, le case di chi dà un ricevimento e vi ospita, ecc. ecc.).

Un po’ di regole sparse

Tolta la nostalgia per quel tempo in cui ci si dava un appuntamento a cinque giorni di distanza, ad un’ora precisa ed in un luogo preciso, e non ce n’era: ci si doveva essere se no era impossibile “avvisare” del ritardo… oggi siamo di fronte ad uno sterminato stuolo di mezzi di comunicazione raccolti in un solo piccolo oggetto, lo smartphone (delle cui possibili aberrazioni abbiamo già parlato qui). Comunque, tornando a noi e tornando ad oggi, ecco qualche spunto per sapervi gestire, sia come soggetti attivi che come soggetti che ricevono chiamate:

date sempre la giusta importanza alle persone. Abbiamo già detto che chattare mentre si è in una qualsiasi situazione equivale ad affermare non verbalmente che si preferirebbe essere con altre persone (quelle con cui si sta chattando) ed in un altro luogo. Va da sé che non è carino.

  1. anche se vivete in un mondo senza orari, rispettate i tempi “formali” della società che vi circonda. Una chiamata di lavoro si fa in orario lavorativo, possibilmente evitando il primissimo mattino e cercando di non finire al tardo pomeriggio: diciamo una fascia oraria che va dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Odio anch’io la mentalità da dipendente statale che fa cadere la penna quando suona la campanella, ma è una forma di rispetto per chi vuole ingranare la giornata con un cornetto (o organizzandosi quel che ha da fare nelle ore successive) o per chi vuole concluderla con calma (o chiudendo quel che ha da fare in sospeso o in ritardo). Ricordate che non tutti sono medici chirurghi con la reperibilità e, soprattutto, che raramente quel che dovete dire salverà la vita a qualcuno.
  2. sono eccezioni casi particolari, sempre in ambito lavorativo. Si risponde sempre, o si richiama con massima solerzia, in caso di creditori o debitori. Questo è cinico realismo, ma nel caso dei primi non rispondere equivale a risultare “uccel di bosco”, che è l’antitesi dell’educazione, mentre nel secondo è un valido pretesto che si dà alla controparte per procrastinare. A seconda di che mestiere fate, poi, ci sono vari tipi di urgenze o di scadenze che giustificano anche atteggiamenti formalmente “impropri”, appunto “eccezionali”.
  3. per le chiamate personali, poi, gli orari cambiano un po’. Sempre da evitare l’orario dei pasti (lasciamo la gente in pace almeno mentre mangia), è preferibile la tarda mattinata, o il tardo pomeriggio, fino ad un orario approssimativo che si può aggirare attorno alle 21.00 modificabile a seconda del livello di confidenza ed alle abitudini del soggetto che riceve la telefonata. Non è comunque mai carino far venire un infarto a chi sta dormendo e s’è dimenticato il telefono acceso, ululando da ubriachi alle 4.27 quanto sarebbe figo se ci raggiungesse.
  4. a livello di risposta, la regola generale è: meglio una telefonata che lo spiacevole effetto di avere uno zombie che fissa uno schermino come se fosse un succulento cervello da mangiare, e quella telefonata è consentita ogni qual volta sarebbe consentito uno scusatemi, mi assento un secondo. Lo fareste mentre siete a tavola con la donna della vostra vita? Lo fareste durante una riunione importante da un cliente? Lo fareste al cinema (dicendo rigorosamente a tutti i presenti quanto sopra)? No? Ecco, vi siete risposti da soli.

Infine, un’annotazione che in realtà è la premessa di un altro argomento (la famosa netiquette), che probabilmente tratteremo un giorno, è relativa agli altri strumenti di comunicazione: Whatsapp, Facebook, Skype, email (tutti servizi dentro allo stesso telefono). Qui vi do solo un vago principio regolatore: mettetevi sempre nei panni della controparte. La formula semplicissima che vi serve seguire è questa: urgenza/invadenza. Più una comunicazione è urgente (e conta anche per chi è urgente: per voi che chiamate, per chi riceve o per entrambi), più siete autorizzati a diventare invadenti. In questo modo la mail rimane “quella che si legge quando si è comodi e disponibili, in differita” (che poi la leggano tutti dall’iPhone in tempo reale, a questo punto, è un problema loro), Whatsapp e Facebook sono meno invadenti di un sms (e se le notifiche sono attive in tempo reale, anche questo non è un problema vostro), un sms è meno invadente di una chiamata (ma si suppone già che riceva una risposta in tempi più rapidi). Per Skype, che ha anche una inquietante funzione di video-chiamata, è sempre meglio fissare un appuntamento, perché risulta più invasivo della semplice telefonata (salvo che non lo si usi solo come chat).

Detto ciò, ricordatevi sempre che il vero uomo elegante e veramente ricco, non è quello che ha i soldi ma quello che dispone del suo tempo (anche se i due concetti, purtroppo, spesso equivalgono). Per questo motivo non è mai più figo chi è sempre appiccicato alla cornetta rispetto a chi stacca la linea quando vuole: ne risulta persona dipendente dagli altri, non ricercata. In altre parole, la fretta è sempre una cattiva consigliera.

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