Come scegliere il colletto corretto

Come scegliere il colletto corretto

Oggi parliamo della “regina della biancheria”: la camicia. E ne parliamo iniziando dall’elemento che va deciso per primo al momento dell’acquisto: il colletto. Seguiranno numerosi articoli su altre parti della camicia, che è la protagonista, come tanti degli elementi “seminascosti” dell’abbigliamento, della vera eleganza. Ma intanto concentriamoci su come fare a scegliere il “colletto corretto” tra quelli più comuni (dei tessuti, dei colori, del “se sia meglio farle fare o comprarle confezionate” ecc. discuteremo poi), in base al nostro aspetto e carattere.

colletto

Già, perché i colletti sono tanti, quelli belli si assomigliano tutti, e andarci giù con superficialità è un attimo. Ho trovato sul web infiniti elenchi di modelli e soprattutto ho visto passare per il centro, in particolare nei fine settimana, dei veri e propri fenomeni di delirio collettivo: colletti stratificati come la trama di Inception, colletti alti e pesanti come delle assi del cesso da mettersi attorno al collo, colletti con più bottoni di un doppiopetto…

Dimenticateveli, rifuggite le mode (almeno sui colletti) e mettetevi davanti allo specchio. Il colletto consta di due componenti: quella che termina con le due punte sul davanti, “le vele”, ed il listino attorno al collo, che si abbottona sul davanti a cui le vele sono cucite). Dobbiamo capire quale colletto ci stia meglio? Intanto, senza lasciarsi sedurre dal fascino delle suggestioni lombrosiane, ammettiamo che ogni faccia ha delle sue caratteristiche e proporzioni. Non siamo tutti Brad Pitt, né Johnny Depp: alcuni di noi hanno il collo lungo e stretto, con una faccetta tonda in cima tipo fiammifero, altri hanno la mascella che finisce praticamente attaccata alle spalle, con sopra un faccione rotondo e rubicondo. Ci sta tutto, più che altro nei casi estremi non ci si può far molto. Il buon senso ci porterà  però automaticamente a capire che ogni colletto è “tagliato” su una forma precisa: perché l’eleganza è questo, equilibrio di forma e di sostanza.

Colletto Italiano

semplice e sempre portabile con disinvoltura. Il raggio dell’angolo frontale tra le vele è abbastanza acuto, e quindi permette un buon effetto finale con cravatte di vario genere. In medio stat virtus.

Colletto francese

cambia la forma delle vele ed il raggio dell’apertura frontale. Con un aspetto più movimentato, sta bene su chi ha la faccia lunga-ovale perché non fa l’effetto “spezzato” sul collo: è ampio ma copre comunque qualsiasi tipo di cravatta.

Windsor

aumenta ancora di più il raggio dell’apertura frontale tra le vele, che si spiegano come sui mari dei pirati. Come i modelli descritti sopra va bene per facce regolari, tendenzialmente più lunghe che larghe, ma richiede una cravatta corposa, tipo jacquard. In più – ma questa è un’idea mia, aperto non sta benissimo.

Botton-down

non ha bisogno di molte presentazioni. Da evitare con la cravatta, se non si vuole fare la figura di un americano alla corte della regina Elisabetta (e non per niente l’hanno inventato a inizio ‘900 i fratelli Brooks, per rimediare allo scomodo svolazzare dei colletti dei giocatori di polo).

Colletto Club

cioè con le vele stondate. Fa molto british, e richiama le forme morbide della bombetta, che un vero frequentatore della City non dovrebbe mai farsi mancare. Ideale per volti arrotondati e per chi sa che l’espressione “No brown in Town” non è uno slogan del Ku Klux Klan, lo trovo vezzoso e per questo molto valido ma già per utilizzatori un po’ più “consapevoli” (che insomma sappiano farsi bene il nodo – piccolo – alla cravatta).

Turn-Down

è il colletto per chi ha il collo lungo, come me, che dà normalmente lo spiacevole effetto estetico, con colletti bassi, di un taglio netto alla base del collo. Le vele sono belle lunghe e avvolgono perfettamente la gran parte dei nodi di cravatta. Se però lo usa qualcuno con un collo corto fa l’effetto di quei girasoli giganti che nei film con Hugh Grant vengono interpretati da bambini divertenti alle recite scolastiche.

Qualche consiglio

  1. Ora, una volta che avete scelto la “forma” del colletto, potete pensare a tutta una serie di altre cose, come l’altezza del listino (a uno o due bottoni), la lunghezza delle vele, se avere o meno le stecche asportabili dietro le punte (che evitano quel brutto effetto del colletto con le punte all’insù) e chi più ne ha più ne metta. Ma anche qui avete capito la ratio: come nell’arte classica con la sezione aurea non importa che siate adoni o troll: l’importante è che vi vestiate con buon gusto. Se non ce l’avete (ma se siete qui ce l’avete), attenetevi alla semplicissima regola di non voler stupire per forza. Un bel colletto italiano non ve lo criticherà mai nessuno. Per le occasioni speciali, i colletti diplomatici, le camicie da frac e quant’altro, ne parleremo prossimamente.
  2. Se avete la barba, come me, il colletto è la prima parte di una camicia a dover essere sacrificata: se avete speso 250 sterline per farvela fare su misura dal sarto dei duchi di Wellington, il colletto si cambia, insieme ai polsini. Se ve la siete fatti fare su misura a prezzi normali, o vi siete affezionati per qualche motivo (o vi piace semplicemente come vi sta), normalmente invece di buttarla io mi faccio tagliare il colletto, tenendolo alla coreana al posto del botton-down, come soluzione sportiva (anche perché avendo il collo lungo, di solito mi faccio fare il listino abbastanza alto) anche se dall’aria un po’ pretesca. E’ un’idea.
  3. Se volete avere un’aria dandy e vi piacciono gli accessori, non cambiate canale. Il colletto è, insieme al polsino, la base migliore per il gioiello maschile. Non mi riferisco agli accessori (orologi, penne, occhiali, pipe ecc. ecc.), ma proprio ai gioielli: gemelli e collar pin in primis. Vogliatele bene anche filosoficamente: perché un bell’abito con una brutta camicia sotto è come avere una bella macchina pulita con gli interni di un cassonetto.

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