L’eleganza che va in vacanza

L’eleganza che va in vacanza

E’ estate ed in estate fioccano su riviste, magazine e portali i classici articoli su “I tipi da spiaggia”, che sono banali quasi quanto i servizi sull’afa di StudioAperto ma – ammettiamolo – un occhio ci cade sempre sopra, e qualche secondo per leggerli lo concediamo. Perché? Perché generalizzando in categorie il prossimo nostro proseguono in modo leggero quell’opera iniziata da Balzac sulla Commedia Umana, e perché in fin dei conti, esasperando una qualche caratteristica e iconizzandola in un estremo, ci servono per sorridere su quel che facciamo anche noi.

Ma dai “tipi da spiaggia” proviamo a spostarci ai concetti di eleganza e buona educazione in spiaggia, al mare, o tutto dove si va per rilassarsi nelle meritate ferie estive. In questo post e nel prossimo, i due piccoli approfondimenti.

Il primo problema è proprio questo: “andare a rilassarsi” viene interpretato da molti come un “togliamo qualsiasi forma di rispetto a chi ci circonda” e il liberi tutti si trasforma, esteticamente, in una violenza inaudita di canotte, colori sgargianti, infradito pluridecennali, e – perché no – selvagge grattate di fondo schiena in luogo pubblico. Come possiamo fare a rilassarci anche noi, senza farci rovinare spettacolari scenari da vicini di ombrellone cafoni e senza cadere in tentazione (vuoi di emulare Fantozzi in colonia, vuoi di prendere uno spadone medievale e cominciare a menar fendenti alla cieca tutt’attorno)?

Estate e abbigliamento da spiaggia

Essere in vacanza e al mare non significa esserci improvvisamente trasferiti in un quartiere periferico di una città industriale della zona più povera della Moldavia. Con tutto il rispetto per la Moldavia ed i moldavi, ciò che intendo è che non dobbiamo necessariamente sforzarci di trovare abbinamenti grotteschi, e di chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi forma di buon gusto. Tanto più che probabilmente gli abiti che indossiamo li abbiamo acquistati e non recuperati in un cassonetto. Li vediamo, quelli che mettono un costume psichedelico e una maglietta presa in omaggio in qualche discoteca: l’abbronzatura, sotto, rende tutto meno evidente, ma comunque è un insulto gratuito alla nostra voglia di relax.

Il primo consiglio è cromatico: blu e bianco sono tanto belli ed evocativi, eleganti, classici, diffusi, facili da trovare. Con loro due, come base, qualsiasi terzo colore (per un dettaglio o accessorio) sta bene perché sono anche neutri. Per  cui evviva chi mette i pantaloni bianchi ed una polo blu. O chi sceglie un costume blu e sopra ci tiene una camicia bianca aperta, magari a maniche lunghe rimboccate, magari di lino che è pure fresca. Noia e banalità? In effetti mantenendo il bianco come punto fermo, il secondo colore può anche variare, al di fuori di ogni schema. Evitare però le t-shirt in quadricromia con disegni sfumati anni ’80, a cui associare un “sotto” arcobaleno, farà di noi delle persone migliori.

Come secondo consiglio, generico e di stile ma soprattutto pratico, direi che vale la regola: camicia batte polo, polo batte t-shirt, t-shirt batte torso nudo, altre opzioni non sono date. Anche se avete una tartaruga millenaria sotto a pettorali scolpiti, fuori dalla spiaggia nessuno ha pagato per vedervi esibire in un contest di culturismo. Le ragazze apprezzano, noi maschietti con la pancetta un po’ storciamo il naso – tra l’invidioso e il risentito (perché qualcuno poi ci dirà: “ma quell’iscrizione in palestra che avevi fatto sei mesi fa, poi? ci sei più andato? riprendi a settembre?“) – ma l’amara verità è che molto più probabilmente il vostro fisico non è scolpito affatto. Siamo tutti lieti che vi accettiate per come siete, ma i vostri rotolini sono tanto più belli se coperti. La t-shirt è un indumento a cui sono abbastanza ostile: perché richiede anche lei un bel fisico ed invece, spesso, è sinonimo di trascuratezza. “Non so cosa mettermi”, oppure trovo un’immagine buffa che se fosse su facebook condividerei, e allora mi butto su la t-shirt e non ci penso più. Che poi, a ben vedere, la t-shirt tiene caldo perché spesso e volentieri non passa l’aria ed è fatta della stessa sostanza di quei giocattoli cinesi radioattivi che ustionano i bambini che ci giocano.

La polo è già un bel passo avanti. Il colletto dona quel non-so-che in più all’economia globale dell’aspetto, e vi rende persone più rispettabili. Ma se avete fatto 30 fate 31 ed ammettetelo: una camicia è meglio di qualsiasi altra cosa. E’ più fresca (perché potete tenerla bella scollata con due o tre bottoni aperti), è più elegante, è più ordinata e, soprattutto, è statisticamente più difficile che venga fatta con fantasie color abominio. Risvoltate le maniche e sarete dei figurini: coprirete le forme imperfette (o esalterete quelle perfette), la metterete e toglierete con agilità se andrete a farvi un tuffo, e si rivelerà la vostra migliore amica anche direttamente sopra il costume.

Il magico mondo dei costumi

Scendendo al costume (terzo consiglio), avete la facoltà di far vedere il vostro buon gusto in fatto di biancheria intima. O anche di rendere pubblico ed ufficiale il vostro legame morboso col mondo del soft-porn, il che è male. Non ci sono regole precise, se non quella di evitare così come le canotte senza maniche i famigerati slippini (che li chiamate speedo o altro, vanno bene solo se fate nuoto agonistico). Non siete Borat e addirittura in Baywatch usavano dei pantaloncini. Perché mai dovete mettervi una cosa stretta, colorata, che vi evidenzia pudenda che starebbero benissimo là dove stanno tutto l’anno (cioè appunto dove non batte il sole) e che nessuno, proprio nessuno, ha piacere di essere costretto a vedere? Quindi prendetevi il classico Sundek che va benissimo, oppure una delle tante marche che li fanno bene, con fantasie floreali, tropicali o geometriche, e decidete la lunghezza della gamba che più vi aggrada: parigamba, boxer o bermuda. Se li prendete particolarmente lunghi, quasi a pinocchietto per intenderci (e so che è quasi un caso di scuola), e non siete surfisti, accertatevi almeno che non vi diano l’aria di essere una trottola impazzita: vietati se siete tozzi o bassi.

Inoltre, ricordatevi sempre che cambiarsi non costa. Se siete al mare, fate il bagno, e poi andate a mangiarvi l’insalatona, potete gratuitamente entrare in una cabina o passare da casa e togliere il costume in favore di un paio di pantaloni. E poi ripetere l’operazione quando tornerete in acqua.

La sera è diversa dal giorno

Infine, prendete quest’ultima regola e ricordatevi di quando andavate al mare con la nonna, ed eravate costretti a tornare dalla spiaggia per cenare all’ora decisa dall’hotel, dopo esservi fatti la doccia e venir vestiti di tutto punto. Molto probabilmente siete cresciuti e non c’è più né la nonna (pace all’anima sua) né l’orario fisso: però resta valido il fatto che se avete fatto spiaggia fino alle 21.00 non necessariamente quando vi ritrovate per una sangria con amici o in un ristorantino dobbiate necessariamente sembrare appena emersi dalle profondità del mare, con tanto di alghe incastrate sotto l’alluce. A questo punto è ammessa – è vacanza! – la camicia fuori dai pantaloni, un’aria molto più serena, scarpe da vela o addirittura espadrillas (basta che evitiate i sandali o continuiate con le infradito: convincetevi che non siete più in spiaggia) e aria scanzonata. Preferibilmente i pantaloni vanno lunghi. Tanto la differenza di temperatura è quasi solo psicologica: i pantaloncini corti sono antiestetici e vanno bene prima della maggiore età.

Quindi, che dirvi: se rispetterete sempre voi stessi e chi avete vicino, con piccoli accorgimenti potrete godervi di più la vacanza. Poi certo dipende da dove andrete, e su tutto deve sempre regnare il buon senso, ma questi pochi punti potete rispettarli sempre. Non per diventare “icone” di stile ma semplicemente per rendere il mondo un posto un pochino migliore.

E, visto che l’eleganza non è solo nell’abbigliamento, vedremo presto anche quali comportamenti evitare per non ledere il diritto degli altri al quieto vivere, che di comportamenti veramente immaginifici ed orrendi l’estate è proprio piena e spero tanto che non li pratichiate.

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