Pellegrino PR

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13 agosto – ore 14.00 – Le Public Relations del Pellegrino

Oltre alle lumachine già descritte, ci sono tantissimi lumaconi neri. Sono grossi, inquietanti, onnipresenti. Oggi ne ho visto uno che mangiava un fungo.

Per il resto pensieri sparsi, sulla solitudine, sul cibo, sul mio rapporto con gli altri. La cronaca parla del passaggio dalle Asturie alla Galizia, una tappa da 30 km iniziata di nuovo in notturna alle 6 e qualcosa, conclusa alle 13 circa con arrivo in salita a Fonsagrada (qui).

L’albergue aveva solo due posti, così per una sera spenderò ben 25 euro e dormirò in pensione: un letto vero… Non ho ancora osato mettermici sopra. La tappa è stata non troppo impegnativa, ancora salite e discese per superare un tot di colline, faticoso ma senza i dislivelli continui dei giorni precedenti.

Poi c’è il discorso solitudine: non esiste. Tutti sapete che sono partito per starmene da solo, riflettere, chiarirmi le idee, affrontare una situazione di cambiamento cercando di ascoltare solo me e non gli onnipresenti condizionamenti esterni. Ecco: dopo i primi due giorni bene o male vedi sempre le stesse persone, qualcuno più veloce ti raggiunge e si aggiunge, qualcuno più lento lo raggiungi e si aggiunge, ma bene o male son sempre le stesse 20 facce. Ormai conoscete il bellunese (che ha lo stesso accento di Natalino Balasso) ed il napoletano, che mi hanno accompagnato da Tineo in poi. Sapete di qualche sporadico incontro. Ma il punto è che all’inizio non c’è allenamento e l’attenzione si focalizza su sforzi, imprecazioni, percorsi. Poi quando sale l’allenamento, ormai sei un pellegrino pr. Arrivi alla fine delle tappe e hai la gente che ti saluta. E non è che ci fai discorsi ontologici o profondi (quasi mai), racconti delle camminate fatte, da dove sei partito ecc.

Oggi al 15esimo km, per esempio, arrivano dopo un po’ che sono in sosta due che parlano italiano. Sono torinesi, uno abita nella stessa via in cui abito io. Poi nella pensione mi ritrovano, con loro due polacchi (che rimangono impressionati dalla mia pronuncia perfetta, ahah) e una irlandese di Cork.

Le mie riflessioni restano imbrigliate nei momenti meno faticosi di cammino: e con la camera da solo, forse approfondirò un po’ il tema che mi preme di più.

La differenza tra ciò che sono e ciò che vorrei essere ma soprattutto la mia subordinazione alle manipolazioni altrui, che agiscono per lo più su come vorrei essere, creando tensione con ciò che sono.

Vabbè, autopsichiatria che non serve ad un blog dove gli aneddoti personali vanno bene, ma solo se generalizzabili.

Quindi concludo con un po’ di regole, poco pellegrine.
1. El dandi usa la elegancia, pero al tiempo la rompe.
2. El dandi no pretende gustar, sino resultar distinto.
3. El dandi no sigue los dictados de la moda, crea tendencia.
4. El dandi no comparte su opinión, dicta sentencia.
5. El dandi no es famoso por su profesión, sino de profesión famoso.
6. El dandi no es promiscuo, sino emoradizo.
7. El dandi no es extravagante, sino único.
8. El dandi no es insolente, sino sincero.
9. El dandi no es intransigente, es rebelde.
10. El dandi es lo que todos quieren ser, pero no todos llegan a alcanzar.

(NB: le foto in cui sono ritratto non sono frutto di magia o di una visione esterna che il mio terzo occhio ha attivato, ma gentile concessione del pellegrino Mauro Frojo).

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