La regola dell’eleganza: mai parlare di eleganza

La regola dell’eleganza: mai parlare di eleganza

Quasi banale, ma importante premessa a tutti gli articoli di questo blog è la regola dell’eleganza. Qui siamo solo io e voi, ognuno di fronte al proprio schermo, a raccogliere esperienze ed opinioni e a confrontarle. Abbiamo ribadito come lo stile nasca da una certa conoscenza della materia, e di come l’abbigliamento contemporaneo sia frutto di una complessa evoluzione, ricca di regole e canoni: già per questo semplice motivo le scuole di pensiero sono numerose e anche i dettami più ferrei non sono univoci.

Ma c’è qualcosa di più importante di un vestito impeccabile, di un portamento fiero e di una cortesia ammaliante: la superiorità. E si badi bene, non la “superiorità” nei confronti degli altri, reale o supposta, che è sempre e comunque spiacevole e censurabile: la superiorità nei confronti di se stessi. Diamo per assodato che, come veri gentlemen, siate ironici e umili sempre con le persone che vi circondano (subalterni in primis: il vero gentiluomo si riconosce da come si comporta con un cameriere goffo, non con un reale di Svezia). A questo punto arriviamo ad una qualsiasi conversazione.

Regola dell’eleganza numero uno: poca arroganza

Non dovrete mai definirvi eleganti e, se riceverete complimenti, dovrete schernirvi. La tendenza odierna (veramente deprecabile) dell’uomo incerettato che si mette le cremine sul volto prima di andare a dormire, va dal parrucchiere (non dal barbiere) per un taglio di moda sempre ingellato una volta ogni due giorni, che fa shopping come un’adolescente e si dà del tu con l’estetista, è deleteria. Deleteria perché come tutte le cose ostentate perde di significato e diventa stucchevole. O, che è anche peggio, diventa affannosa: rivela al prossimo l’ansia da prestazione, la laboriosità e l’innaturalezza con cui viene perseguita. Esagero per rendere più esplicita la questione: se qualcuno vi dice “ma che bel completo!” e voi rispondete “Sì, lo so, mi è costato millemila euro, l’ho fatto fare apposta dal sarto del barone Rotschild e ho preteso che il doppio spacco della giacca fosse identico a quello di Edoardo VIII, perché valorizza la muscolatura che ho sapientemente modellato con 12 anni di palestra tre volte a settimana“, secondo voi come vi vede il vostro interlocutore? E se alla stessa domanda aveste risposto “Grazie mille, sei troppo gentile! Anche il tuo ha un colore fantastico… <cambio di discorso>” pensate che ci avreste perso o guadagnato?

Regola numero due: poca autoreferenzialità

Qui, i veri dandy non saranno d’accordo. Ma non sono un vero dandy e non sono uno di quei magistri elegantiarum che vestono come a fine ‘800, diventando icone viventi di epoche passate. Loro mi affascinano, ma non potrei imitarli. Il punto dell’evitare l’autoreferenzialità è proprio l’avversione a chi si dedica alla causa dell’eleganza con il furore del convertito: da pagano diventa ortodosso e la sua intransigenza stracolma dell’entusiasmo del neofita. Ecco così che troverete persone pronte a correggere gli amici con una giacca chiara la sera, o che vi racconteranno delle 7 ore passate dal sarto di fiducia… no. Non va bene. E’ noioso per se stessi e per gli altri e cozza contro le regole della buona educazione, che vorrebbero qualsiasi persona bene educata capace di mettere sempre a proprio agio l’interlocutore, e magari interessarlo un po’ con argomenti seri o faceti, ma sempre e comunque non autoreferenziali.

Regola dell’eleganza numero tre: trasandato ma non troppo

Summa dei due punti precedenti è il tempo che si dedica al proprio aspetto ed alla propria eleganza. Deve essere sempre un po’ meno di quel che sarebbe necessario fosse e molto meno di quanto non si veda all’esterno. Un uomo ben messo dopo una settimana di spa e quattro ore di cura del proprio aspetto non vale molto. Un uomo che sembra appena uscito dalla doccia, distrattamente vestito (ma in maniera impeccabile) e che non ci ha dedicato ore importanti della propria vita ma è perfettamente elegante è un figo. Ammettiamolo. Non tutti hanno l’eleganza innata, e quindi non per tutti sarà lo stesso (anche perché per una perfetta eleganza si dovrebbe, per esempio, avere un fisico ben tornito e sportivo, e qui si ricadrebbe facilmente nell’ossessione della palestra, del nuoto o di altri sport che vanno benissimo, ma solo se fatti per benessere e non per estetica), ma che ci si prepari per dieci minuti o tre ore l’importante è sempre raggiungere il massimo risultato, senza far vedere che ci si è impegnati.

Regola dell’eleganza numero quattro: non si parla mai di onanismo

Il bel vestire e l’eleganza, con la loro cultura dell’accessorio, della tradizione, della preparazione, sono una forma di onanismo e di coccola. Sono un rifiuto ed una rivolta contro il mondo moderno, fatto di supermercati e grande distribuzione. Farsi fare un vestito, al di là del costo, prevede un dispendio di tempo che pochi possono o vogliono permettersi. Tutto questo è ovviamente legato alla libertà personale di scegliere cosa si vuole. La finalità di questo blog per esempio non è quella di trasformarvi in perfetti gentlemen di inizio secolo, ma di evitarvi scivoloni anche se andate a comprarvi i vestiti nel negozio sotto casa, e ci dedicate giusto quei 10 minuti per trovare la taglia. Purtroppo, trattandosi di una forma di auto-erotismo d’altri tempi, l’eleganza rischia di prendere troppo spazio nella vita di un uomo. E allora si comincia a parlarne. Tanto. Troppo. Anche con donne, che  sono escluse a priori dall’alveo dei possibili interessati. O con altri che preferirebbero morire piuttosto che sentirvi parlare di misure ideali del risvolto dei pantaloni. Facendo così

1) mancate di educazione (non mettendo a proprio agio gli interlocutori e parlando di voi stessi tutto il tempo – che barbarie!), quindi fate prevalere nettamente l’eleganza formale all’educazione, ma siccome l’eleganza è equilibrio e quanto sopra è disequilibrio, la vostra eleganza sostanziale va a farsi friggere,

2) peccate di arroganza (non siete umili e non fate passare ciò che dovrebbe venirvi naturale come tale),

3) e soprattutto diventate mortalmente noiosi, annullando l’effetto positivo che il vostro biglietto da visita non scritto e non verbale (il vostro outfit) può aver avuto e regredendo allo stadio di invasati.

Siete avvisati. Quindi, se volete chiacchierare di stile e argomenti affini, potete semplicemente commentare il mio blog e stare al sicuro da ogni turbamento.

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