Usciamo a cena: chi paga?

Usciamo a cena: chi paga?

Siamo usciti a cena: chi paga?

Abbiamo visto come è opportuno comportarsi in merito alle priorità di ingresso e uscita dai locali quando li si frequenta con una fanciulla (in questo articolo) ma, come mi ha chiesto giustamente un caro amico (e non saprei se definirlo tombeur des femmes o moderno dandy) genovese: come dobbiamo comportarci per quanto riguarda il conto?

A parte le facili battute sul fatto che la domanda sia arrivata proprio da Genova… in realtà lo spunto è ottimo per parlare di divisione dei beni a cena, sia che si vada con l’oggetto dei propri desideri, sia che si vada insieme ad una scanzonata compagnia di amici.

Il malcostume, a proposito, regna sovrano. E qui il Galateo vero e proprio lascia il posto a necessità dettate dalla modernità che vanno interpretate un po’ a sensibilità personale, con qualche principio cardine che può renderci persone migliori. O, se non proprio migliori, meno insopportabili.

La cena vis-a-vis: chi paga?

Iniziamo con la situazione tipo: la invitiamo a cena. Qui non ce n’è proprio: potete parlarmi di femminismo, di modernità, di “siamo tutti giovani e sulla stessa barca”, ma se la fate pagare siete dei cafoni. Sic et simpliciter. Ci sono dei ruoli, nel mondo dell’educazione, che anche se Lei ha deciso di portare i pantaloni dovete gentilmente imporre. Per quanto protesti, in realtà sotto sotto apprezzerà quella sottile lusinga che proviene dal fatto che vi poniate in un ruolo che è al tempo stesso di potere e di servizio.

Andando più nello specifico, potrete trovarvi di fronte alla suffragetta che si inalbera se le offrite, e allora, invece di sentirvi giustificati, dovrete ricorrere ai mezzi che si usano in questi casi: andando un istante al bagno (e cercando un cameriere un po’ sveglio che possa esservi complice) e pagando di nascosto, oppure facendo comunque in modo che non se ne accorga.

Il rovescio della medaglia è che, se è assolutamente d’uopo che siate voi maschietti a pagare, è anche giusto che almeno “il gesto” di offrire o fare alla romana la fanciulla lo faccia. Le opporrete un dolce diniego, ma se la vedete proprio impostata sullo scrocco cronico traetene le dovute considerazioni. Educati sì, fessi no.

E infatti le cose possono cambiare sul medio-lungo periodo. Se la ragazza che avete davanti, per quanto amatissima e sempre posta lassù sul vostro piedistallo personale, è la vostra fiancée da anni, e uscite spesso insieme, possono essere valutate nuove opzioni. Il che non vuol dire abbassare il livello di attenzioni, rilassarsi, o fare quel tipo di cose orribili come passare dalla versione perfetto damerino alla versione “non mi scollo dal divano e bevo birra, tu donna portami il grilletto di pasta”, ma evitare l’effetto iniquità che non è comunque giusto in una coppia ben equilibrata. In questi casi ha senso una visione comune e una soluzione basata sulle caratteristiche del rapporto. Personalmente detesto comunque (per non dire proprio che lo trovo orribile) il metodo “alla romana”: stiamo insieme da anni, per cui se andiamo a mangiare una pizza e fa 12.50 euro per me e 15 per te ci mettiamo a contare le monetine per averli giusti. Visualizzate la situazione (o uscite a cena e guardate tra i tavoli vicini, qualcuno che lo fa c’è di sicuro) e comprenderete quanto sia spiacevole.

La linea generale resta che sia l’uomo ad offrire, ma siccome si guarda anche economicamente nella stessa direzione e non più solo con sguardo ebete vicendevolmente gli occhi dell’altra, e nessuna delle due parti deve fare la mantenuta, si può valutare addirittura di diventare ospiti. Mi spiego meglio: piuttosto che fare alla romana, trovate spunti e pretesti tra di voi per dire “questa sera offri tu”. Di principio, dovrebbe essere la donna a proporlo, sempre se non rientra nella categoria di cui sopra – tipica delle escort dell’Est Europa – ed è un escamotage carino per fare sul lungo termine alla romana senza situazioni singole oggettivamente brutte: sarà lei a proporvi di offrire e voi, semplicemente, ogni tanto glielo lascerete fare.

Cena di gruppo: chi paga?

Se siete voi con la vostra ragazza, in questo caso è tollerabile che ciascuno paghi per sé: le quote vengono suddivise tra 15 persone e c’è sempre lo sfortunato che assume il ruolo di contabile (e che metterà la differenza se mancherà qualcosa oppure farà quella terribile cresta di 2 euro), ma la scenetta della colletta è inevitabile.

A questo proposito, l’unico spunto che possa valere è che sia per ragioni di tempi che di opportunità non è il caso di suddividere i conti precisamente in base a cosa ciascuno ha preso: l’ho visto fare più volte e l’ho sempre trovato allucinante. Siete in 15 e il conto fa 300 euro? Bene, cacciate 20 euro a testa e morta lì. Ovvio che il corrispettivo di opportunità sarebbe che, se andate in pizzeria e 14 persone su 15 mangiano una pizza da 6 euro, quello rimanente dovrebbe evitare di ordinare ostriche, aragosta, champagne e altre tre portate da gustarsi in solitudine. Anche il quel caso sarei sempre per dividere in parti uguali, ma se volete tirargli un’occhiataccia quando avete finito da 40 minuti e lui è ancora al secondo, siete autorizzati a farlo: se invece tutti si comportano in maniera omogenea, i 2 o 3 euro di differenza tra il conto reale di uno e il conto reale di un altro sono decisamente trascurabili.

De minimis Praetor non curat

Un ultimo accenno vale per le spese minime: il caffè al banco, il gelatino di pomeriggio o simili. In questi casi, che siate con la più bella del reame o con un baffuto fornitore che è passato a trovarvi in ufficio e che avete accompagnato fuori, il risultato non cambia: offrite. A turno, se si tratta di un amico o di un conoscente, nel senso che una volta offrite voi, una volta offrirà lui. E’ un modo di farsi cortesie reciproche e scambi di gentilezze che è poco impegnativo, ma dimostra che non siete morbosamente attaccati ai soldi. Il che è sempre e comunque inelegante (oltre a farvi evitare il solito teatrino con le monetine che fa perdere tempo ed è poco piacevole). In più vi darà uno strumento ottimo per intuire la psicologia altrui, vedendo come reagisce al vostro atteggiamento di disponibilità e cordialità: potrà approfittarsene, potrà opporsi, potrà gradirlo, ma comunque sia in qualche modo vi fornirà elementi per capire come ragiona e come si comporta.

E poi, sempre come regola generale, se siete nella posizione di farvi offrire un pasto (per esempio da colleghi/capi/clienti) ed è giusto che siate ospiti, il gesto di dare la vostra parte fatelo sempre e comunque. Perché a questo mondo nulla è dovuto e – anche se è opportuno – evidenziare che siete ospiti è un modo garbato di introdurre il ringraziamento a chi vi ospita, che comunque gli dovete.

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