Non aver paura delle posate e come usarle

Non aver paura delle posate e come usarle

Abbiamo visto che a tavola, a seconda dell’idea che si ha di bon-ton, il cibo si può anche toccare con mano, oppure che è meglio evitarlo per non sporcarsi/non sconvolgere i commensali. Giustamente mi è stato fatto notare che, prima di approfondire quando omettere l’utilizzo di forchetta e coltello, sarebbe opportuno fare un punto su come anche questi due elementi di civiltà siano da utilizzare. Sembra la sagra dell’ovvio, ma non lo è per tutti. Se mi seguite nei prossimi punti potrete confermarmi se anche per voi le “regole” del galateo a tavola sono queste oppure no.

Le posate possono essere poche o tante, e la tavola può essere apparecchiata all’americana, con tovaglia delle Fiandre, con tre forchette, tre coltelli, cucchiaio e posatine da frutta, oppure solo con un servizio di plastica a centro tavola da cui servirsi. Oggi prescindiamo da tutti questi dettagli, perché ci diamo qualche direttiva generale, valida sempre, che essendo di principio ci può venire in soccorso di fronte a situazioni inaspettate.

Le posate hanno un ordine razionale

Quando ci si trova di fronte ad un’esposizione di argenteria da ricevimento rinascimentale, capita che se non si è abituati non si sappia che posata scegliere. Tolte quelle specifiche (ad esempio la forchetta a tre rebbi per il pesce o il cucchiaio per la zuppa) la regola che ci salva è partire sempre dall’esterno. Chi ha apparecchiato dovrebbe averlo fatto con questo principio: si parte da eventuali antipasti, si passa a primi, secondi, e si finisce con quelle due posatine in alto per la frutta o il dolce. In più, se le posate sono numerose, è chiaro che si prevede vengano tolte man mano che vengono utilizzate, per cui è il caso di lasciarle giacere sul piatto quando si è finita la portata.

Le posate sono uno strumento di comunicazione con il cameriere

Su questo punto, spesso, c’è da divertirsi. Avete presente al ristorante, quando vedete incrociare forchetta e coltello come in uno sciopero sindacale improbabilmente portato sul piatto? Oppure quando con visibile imbarazzo qualcuno si getta a difendere l’avanzo lasciato che il cameriere sta portando via? Oppure, ancora, quando l’avventore distratto riesce a rendere la tovaglia una sorta di tavolozza astratta di macchie? Ecco, tutto ciò è evitabile, con molta semplicità. Immaginate che il piatto sia un orologio (analogico, non digitale):

  • se avete finito e vi fate portare via il piatto con le posate, appoggiatele messe l’una parallela all’altra nel settore che va dalle ore 5 alle ore 7. Tendenzialmente io le metto dritte dritte a ore 6, ma se state seduti molto vicini al tavolo possono darvi fastidio. La ratio è che si tratta della posizione più comoda perché la persona di servizio possa recuperare piatto e posate senza farvele volare in testa e senza doversi contorcere per prendere il piatto senza che le posate lo difendano come farebbe la contraerea di Bagdad.
  • se non avete finito, le posate vanno appoggiate con la “testa” dentro il piatto, il coltello a destra e la forchetta a sinistra, in posizione più alta: quindi a ore 3 ed a ore 9. Il gambo resta sul tavolo, la testa non lo sporca, il risultato è che il piatto viene simbolicamente ancorato alla posizione in cui è, e nessuno dovrebbe toccarvelo. In più, se il cameriere passa a servire ancora, ha lo spazio per farlo (o perché voi vi serviate dal piatto di portata) senza virtuosismi o lanci di sbobba.
  • In ogni caso, le posate anche se non sono coltelli a serramanico vanno messe in posizione adeguata a non ferire: quindi forchetta coi rebbi rivolti verso il basso, coltello con la lama rivolta verso l’interno.

Inutile esagerare, paese che vai usanza che trovi

Ora, troverete in giro altre indicazioni aggiuntive. C’è chi sostiene addirittura che se si lasciano le posate parallele sull’asse orizzontale (ore 9-3) si formalizzi un complimento alla cucina, o che al contrario se si intersecano infilando il coltello tra uno dei rebbi della forchetta si dichiari di non aver apprezzato la portata. Il mio consiglio è: lasciate perdere. Se riuscite, non sporcate il tavolo e soprattutto ricordatevi che le posate vanno tenute a 3/4 della loro lunghezza. Perché le state usando? Perché non siete dei barbari che mangiano tutto con le mani (anche se i cinesi la penserebbero diversamente, nel ‘500 alla corte dell’Impero Celeste si prendevano in giro i livelli di civiltà inferiore… e ovviamente al vertice c’era chi usava le bacchette, nella parte bassa chi usava coltelli e solo alla base chi usava le mani) e soprattutto perché potete mangiare quel che volete senza dovervi poi fare una doccia per ripulirvi. Se tenete il coltello vicino alla lama, o la forchetta praticamente dai rebbi, tanto vale che non le usiate (e PS: il coltello non portatelo mai, e dico mai, alla bocca. E’ fatto per tagliare, e va usato solo dove è necessaria la lama per farlo: niente pesce, niente torte salate, niente budini, col coltello. Se no è come se attaccaste lo scotch con un martello, è antiestetico e rivela la vostra inadeguatezza a vivere col prossimo. E se lo portate alla bocca, allora fate quello che dovete: tagliatevela).

Inoltre, se state usando le posate è anche perché c’è una postura che vi differenzia dalle bestie. Al di là del discorso dei gomiti sul tavolo, non siete infermi (o almeno spero), quindi il movimento che dovete fare è quello di portare il cibo alla bocca: il piatto sta sul tavolo, voi state seduti dritti, la mano viaggia tenendo la forchetta (o il cucchiaio) verticalmente verso di voi. Non è la testa ad abbassarsi, e non è una specie di braccio di ferro con la gravità. Staccate il braccio dal tavolo e fatelo salire, su su che è anche ginnastica e iniziate a smaltire. Anche in questo caso, per gli orientali è diverso perché non avendo – spesso e volentieri – tavoli come i nostri, portano il piatto alla bocca e usano le bacchette per lanciarsi il cibo direttamente in gola. Saranno più evoluti, lo saranno meno, non è affar nostro deciderlo ma adattarci e non fare i mandarini alla corte di Re Luigi XVI.

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